Jazz, tournée in Africa per Tracanna e Double Cut
Tour. Il sassofonista Bergamasco con Massimiliano Milesi, Filippo Sala e Giulio Corini in concerto in mozambico, sudafrica, Etiopia e Kenya
Di Roberto Magni
Meta suggestiva per tutti i musicisti cresciuti nel segno del Jazz l'africa, è proprio in Africa suonano in questi giorni i componenti di Double Cut, ensemble che vanta una folta rappresentanza Orobica è che sta guadagnando crescente fama a livello nazionale.
Fino a domani i quattro musicisti si esibiscono infatti in mozambico, sudafrica, Etiopia e kenya.
Un tour che ha preso il via il 10 ottobre, organizzato dalla fondazione musica per Roma con il contributo del ministero degli Affari Esteri e della collaborazione con Le ambasciate e gli istituti italiani di cultura.
Una formazione che affianca un veterano, il sassofonista e compositore Tino tracanna, a tre strumenti cresciuti nel prolifico scenario offerto alle nuove generazioni di musicisti da sempre più trasversale consuetudine con i diversi stili e linguaggi del jazz, e non solo.
Band, come detto, ad alta percentuale orobica, con l'esperto sassofonista di origini toscane e abruzzesi ma da sempre residente a Bergamo, musicista che vanta una lunga teoria di progetti artistici e dischi a suo nome, nonché di prestigiose collaborazioni con il meglio della musica d'improvvisazione nazionale, coadiuvato in Frontline dal sassofonista, a sua volta bergamasco, Massimiliano Milesi.
Poco ortodossa uniformità timbrica che porta il gruppo ad eludere sistematicamente la pigra alternanza tra solisti che talvolta affligge il jazz, incastonando viceversa i momenti improvvisativi in strutture mutevoli.
Bergamasco è pure Filippo sala, batterista che battendo pelli e Cimbali riscopre il piacere del primato del canto dei tamburi rispetto alle numerologie cabalistiche dei virtuosi del
poliritmo scomposto all'infinito.
Bresciano è viceversa Giulio corini, contrabbassista potente e autorevole, che completa un organico che Omette strumenti avocazione armonica come pianoforte e chitarra. Per tracanna, senza dubbio mentore dei suoi più giovani collaboratori, incrociati anche nella sua veste di docente e coordinatore dei corsi di jazz del Conservatorio Verdi di milano, è una scelta di campo praticata dopo aver prediletto per anni Il Canonico quartetto con pianoforte.
Il gruppo e anche reduce dalla pubblicazione quest'estate di mappe, seconda tappa discografica che mette agli atti una brillante freschezza creativa. Esito di una libertà di movimento che riesce a non imbrigliare i momenti improvvisativi pur privilegiando una cura della forma e della struttura senza rinunciare ad una felice e immediatezza. L'album, pubblicato è prodotto dall'etichetta Romana Parco della musica, contiene 9 tracce, 3 a firma di tracanna, 4 di milesi, una di sala è un omaggio al repertorio storico del Jazz pure questo poco ortodosso, quella originale costruzioni di "The Train and the river" , brano a firma di Jimmy Giuffrè. Emblematico interprete, quest'ultimo, di un pensiero musicale non omologato, Nello stesso tempo riflessivo e non apologetico.
Un disco, questo, che esibisce un suono d'insieme maturo è una preziosa capacità di gestire i pieni e vuoti, alternando carezza melodica e graffio liberatorio. È un lavoro che affianca la sornia intensità Soul di "love and love again" all'omaggio Colemaniano di "Spiritual Legacy"
Informalità promossa dal tema su una nota sola di "Pow How" allo scatto boppistico di "Triads".