La nostra musica è senza età...
Luigi Rodasso Corriere della Sera 03-02-2017
Al ristorante culturale In DispArte l’appuntamento di febbraio da non mancare è sabato 4, con il quartetto di Tino Tracanna e Massimiliano Milesi.
Decano del jazz bergamasco, Tracanna - didatta, compositore, improvvisatore, protagonista di episodi che hanno segnato la storia del jazz italiano, dai gruppi di Franco D’Andrea al quintetto di Paolo Fresu - nel 2016 ha brillato nel referendum di Musica Jazz, secondo classificato quale musicista dell’anno e terzo per il miglior gruppo.
Il giovane Milesi, infaticabile animatore di esperienze creative e ricercatore mai appagato, è talento purissimo di quella musica, genericamente chiamata jazz, che si alimenta dei mondi sonori più diversi. Si sono incontrati al conservatorio Giuseppe Verdi - docente il primo, discente il secondo – e nel 2014 hanno dato vita a Double Cut, piano-less quartet con il bresciano Giulio Corini, tra i migliori contrabbassisti italiani, e Filippo Sala, sorprendente batterista lui pure uscito dal conservatorio milanese.
Il recente disco, già pluri-segnalato dalla critica, è un’ossigenante boccata d’aria fresca, ma dai profumi che vengono da lontano, da Coleman e Ayler sino a Bach.
TT: Ci sono tutte queste influenze ma anche tanti riferimenti alla musica contemporanea, come il brano Ap-To basato su una serie dodecafonica.
MM: L’impianto ricalca alcune formazioni degli anni sessanta: intorno a questa sonorità abbiamo elaborato le idee che più amiamo.
Il vostro confronto è davvero generazionale oppure legato a sensibilità che poco hanno a che vedere con l’età?
TT: Direi la seconda, in fondo abitiamo mondi abbastanza vicini. La differenza d’età si manifesta su altri piani.
MM: O forse è la stessa cosa: appartenendo a generazioni differenti abbiamo formazioni legate a momenti storici diversi, ma la direzione da prendere è sempre condivisa.
Quali sassofonisti vi hanno più influenzato?
TT: Il mio imprinting è stato Coltrane, ma mi hanno molto emozionato anche Barbieri, Shepp, Lacy e Shorter. MM: La prima infatuazione è stata per Brecker. Poi ho scoperto altre guide, tra cui Ayler e Webster.
Che cosa più vi accomuna e differenzia?
TT: Un’idea della musica molto affine, ma la maniera diversa di suonare è fondamentale per l’efficacia del progetto. MM: Molti interessi comuni, dall’ossessione per i sassofoni d’epoca alla musica contemporanea alla fisica quantistica. Ciononostante stile e timbro c’identificano fortemente.
Che cosa più ammirate dell’altro?
TT: La straordinaria facilità musicale di Massimiliano, accompagnata da una visione trasversale della musica. MM: Tino possiede una cultura vastissima, cosa rara e preziosa.
Quali stimoli vengono dal suonare con Corini e Sala?
MM: Giulio e Filippo sono una fucina d’idee. TT: Solidità e creatività, due caratteristiche difficili da abbinare.
Come elaborate le composizioni?
MM: Creiamo brani sostanzialmente scarni: il grosso viene dalla fantasia del gruppo. TT: Lo stesso con i brani non originali: tendiamo a stravolgerli e ricomporli.
Che cosa ascolteremo questa sera?
TT: I brani del Cd arricchiti dai due anni di vita del gruppo.
MM: Chi lo sa, ogni volta ne succedono di tutti i colori.